3829 recensioni a vostra disposizione!
   

IO BALLO DA SOLA
(STEALING BEAUTY)
Film con lo stesso punteggioFilm con lo stesso punteggioFilm con lo stesso punteggioFilm con lo stesso punteggio
  Stampa questa scheda Data della recensione: 29 aprile 1996
 
di Bernardo Bertolucci, con Liv Tyler, Jeremy Irons, Sinead Cusak, Jean Marais, Stefania Sandrelli (Italia, 1996)
 
La difficoltà di disfarsi della propria verginità fra le colline del Chianti. Tutti i difetti, senza le qualità, di un cineasta ormai più attento alla moda che all'aria dei tempi.

Per la semplificazione delle psicologie, che rende ardua una qualsiasi identificazione; ma, più ancora, per la riduttività della sceneggiatura, il cinema di Bertolucci (anche questo ci avevano fatto dimenticare le sue avventure orientali) è sempre stato di referenza, letterario e, ancora, melodrammatico: uno spettacolo che - come quello operistico - andava visto da una platea distante. Che ci permettesse di gustare i rinvii del mito: ma d'ignorare la ciccia del cantante. Un cinema dell'immaginazione poetica, che può permettersi anche d'ignorare la mancanza di logica della costruzione drammatica.Ora Bertolucci è ritornato in quella che molti di noi avevano auspicato: la propria dimensione domestica, se non proprio padana, perlomeno toscana, visto che è andato a girare fra le vigne dei poderi Broglio. Ma quanto si diceva sopra, non è che sia molto mutato. Anzi, trattandosi di fatti contemporanei (dell'urgenza dei quali è lecito però dubitare: la difficoltà di una oltretutto bellissima americana nel disfarsi della propria verginità...) finisce che la faccenda balza ancor più all'occhio.

Bertolucci ha riuscito qualche grande film: come il suo più autentico, il primo STRATEGIA DEL RAGNO. Come il suo più ispirato, NOVECENTO; il suo più perfetto, IL CONFORMISTA, o il solo suo misterioso e sorprendente, ULTIMO TANGO A PARIGI. Ma non è mai stato, appunto, un cineasta dell'urgenza, uno di quegli artisti, come molti dei suoi colleghi, che per tutta una vita si portano appresso la voglia, la difficoltà di esprimere qualcosa. È stato piuttosto qualcuno di assai dotato espressivamente, pronto a captare con sensibilità la fascinazione di una cultura cinematografica, come quella dell'aria del suo tempo.

Ed è proprio questo aspetto della sua personalità che sembra sopravvivere in IO BALLO DA SOLA: quello di un cinema alla moda, anzi di un cinema sulla moda. Con i ragazzi tutti bellini, i riccioli e l'abbronzatura ad hoc. Nei vezzi espressivi: la scritte colorate in corsivo che s'iscrivono sullo schermo, mentre lei annota sul suo diario. Qualche momento azzeccato: la leccatina allo specchio, iniziazione ad un rito giustamente in debito con il narcisismo dell'autore. Ma, subito, ancora archetipi moda: come quell'impossibile Jean Marais nei panni del Grande Artista, che strascica la erre e dice merda e troia a tavola, cosa notoriamente in uso fra intellettuali. Antonella Lualdi, in calore for ever, che stride: "ma cosa ci faccio in mezzo ai ragazzini?" Ce lo chiedevamo pure noi.

Il caporale è ovviamente ottuso, le bimbe inevitabilmente maliziose, la musica soft (e, come no regolarmente culturalmente rimasticata: Stevie Wonder, e il Concerto di clarinetto di Mozart), il paesaggio toscano come nella pubblicità dell'olio d'oliva, i colori ambrati come in quella del cognac. Ed i veri maschi? Staccano la punta del sigaro con un morso, e possibilmente hanno un buon accento inglese. I titoli di coda? Dall'elicottero, sopra la piazza d Siena. Jean Marais: "l'Amore non esiste; esistono solo prove d'amore". Mah...


   Il film in Internet (Google)

Per informazioni o commenti: info@films*TOGLIEREQUESTO*elezione.ch

Elenco in ordine


Ricerca






capolavoro


da vedere assolutamente


da vedere


da vedere eventualmente


da evitare

© Copyright Fabio Fumagalli 2024 
P NON DEFINITO  Modifica la scheda